benvenuti al secondo speciale della serie Jesus Re(volution),nel primo numero abbiamo approfondito il dono della profezia,in questo concludiamo i carismi della parola, approfondendo i doni delle lingue e dell'interpretazione. Sapete che per semplificare abbiamo diviso i carismi dello Spirito Santo in tre gruppi ed ogni gruppo con tre doni. Il primo gruppo è quello della "parola" con i tre doni della profezia - delle lingue - e dell'interpretazione. Il secondo gruppo di carismi e quello delle "opere" con i rispettivi tre doni delle, Guarigioni - Miracoli - Fede. Mentre il terzo gruppo di carismi è quello della Cognizione, con i tre rispettivi doni del; Discernimento degli Spiriti - la Sapienza - la Scienza. Quindi dicevamo,nel primo speciale abbiamo parlato del dono della profezia,oggi chiudiamo il gruppo dei carismi della parola, con i doni delle lingue e dell'interpretazione.
Carismi della parola
Il dono delle Lingue
Parleranno lingue nuove (Mr 16,17)
Io sarei ben lieto se tutti voi parlaste le lingue (1 Cor 14,5)
Cominciamo dunque a parlare del dono delle lingue, di questo Carisma che è il più comune tra i carismatici, Ma che sembra anche il più strano. Intorno ad esso non sono mai mancate le incomprensioni e le polemiche, che del resto erano cominciate fin dal suo primo apparire davanti al cenacolo di Gerusalemme. Quando io intesi la prima volta un sacerdote cantare nelle lingue, mentre pregava su di me, mi parve di udire qualcosa di Arcano che veniva dall'aldilà. Era una melodia semplice, primitiva a forma di nenia, di sapore prettamente orientale, che penetrava nell'anima come una soave carezza, e insieme come una pioggia refrigerante ora è da tre anni che sento pregare nelle lingue in ogni incontro dei gruppi carismatici. L'assemblea passa più volte spontaneamente e insensibilmente dalla preghiera nella lingua locale a quella nelle lingue, senza che alcuno lo ordini. Ognuno prega o canta nella sua lingua differente da quelle degli altri. Nel congresso carismatico internazionale tenutosi a Notre Dame, South bend, indiana, USA. Nel giugno del 1974 ho sentito Ben 30.000 persone glorificare il signore in 30.000 lingue diverse, un evento che non ha precedenti nella storia della chiesa. È bene dunque che sappiamo qualcosa di questo primo dono dello spirito.
Nacque con la chiesa stessa.
Del dono delle lingue non si fa cenno alcuno nel Vecchio Testamento e neanche durante la vita di Gesù; però egli lo promise prima di salire al cielo: "E questi i prodigi che accompagneranno i credenti....parleranno lingue nuove" (Mr 16,17)
Gli apostoli da poveri Galilei illetterati e ignoranti non potevano rendersi conto che cosa in realtà significasse questa promessa; l'unica lingua che conoscevano era il loro dialetto. Ma a Pentecoste ne ebbero l'esperienza, e ascoltarono anche le reazioni contrastanti del pubblico leggiamo il racconto che fa l'autore degli Atti. All'improvviso scese dal cielo un suono, come di vento che soffia impetuoso, e riempì tutta la casa dov'erano riuniti. Apparvero quindi ad essi come delle lingue di fuoco separate, e si posarono sopra ciascuno di loro. Sicché tutti furono ripieni di Spirito Santo, e incominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo spirito dava ad essi di esprimersi. Ora dimoravano in Gerusalemme dei Giudei, uomini religiosi di tutte le nazioni che sono sotto il cielo. All'udire quel suono si radunò la moltitudine e rimase confusa, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. E tutti stupiti e meravigliati andavano dicendo: Ma questi uomini che parlano non sono tutti Galilei? E come mai li sentiamo parlare ciascuno la nostra lingua natia? Li sentiamo annunziare nella nostra propria lingua le grandezze di Dio! Ed erano tutti stupiti, e non sapendo cosa pensare si chiedevano l'un l'altro: "Che cosa significa questo?" Ma altri invece li beffeggiavano dicendo: sono degli ubriachi (At 2,2-13)
Questa dunque la prima manifestazione del dono delle lingue, in coincidenza con la nascita della Chiesa. È la torre di Babele rovesciata: lì a causa delle lingue differenti, la famiglia umana si disperse; qui col dono delle lingue, si ricompone. Ma che cosa è avvenuto quel giorno? Da una parte abbiamo i 120 carismatici usciti dal Cenacolo, glorificando Iddio in lingue differenti dal loro dialetto. Dall'altra una folla eterogenea di uditori, i quali in quelle lingue riconoscono i propri Idiomi, parlati nei paesi di provenienza. Ora ci domandiamo: Come mai alcuni rimangono stupiti e glorificano Iddio, mentre altri reagiscono in modo opposto? Gli esegeti ne danno varie interpretazioni. È da escludere che si tratti di un miracolo, come vorrebbero alcuni, verificatosi nelle orecchie degli uditori e non sulla bocca degli Apostoli. Infatti San Luca dice chiaramente che quelli che uscirono dal Cenacolo cominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo spirito dava ad essi di esprimersi. Dunque È chiaro che il prodigio è sulla bocca di chi parla. Ma come si spiega la duplice contrastante reazione del pubblico? A me pare si possa dare la seguente spiegazione; l'uditorio era composto di due categorie di persone, i Giudei di Gerusalemme, che conoscevano solo la lingua ebraica, E i Giudei della diaspora, venuti per l'occasione della festa, che conoscevano l'ebraico e le lingue dei luoghi in cui risiedevano. Ora i primi sentendo Dei Galilei parlare lingue strane, li considerano ubriachi, mentre i secondi, sentendo le loro lingue sulla bocca di quegli uomini illetterati che non avevano mai lasciato la Palestina, si stupiscono e sentono il bisogno di glorificare Iddio con loro.
Fu un dono comune nella chiesa primitiva.
Dopo la Pentecoste il dono delle lingue si va diffondendo anche tra i semplici cristiani. Lo troviamo per esempio nella famiglia di Cornelio (AT 10,46) e nei neo battezzati di Efeso (At 19,6) sempre come manifestazione dello Spirito. San Paolo nella prima lettera ai Corinti ne parla come di un fenomeno comune presso quella comunità, e scrive loro non per proibirlo, ma per disciplinare l'uso nelle riunioni. Egli stesso dice di aver ricevuto questo dono più di ogni altro "Io ringrazio Iddio di superare nel dono delle Lingue tutti voi" (Cor 14,18) Vuole inoltre che sia un dono per tutti: "Io sarei ben lieto che tutti voi parlaste le Lingue" (1 Cor 14,5). Dopo il primo secolo non si hanno più notizie di questo Carisma almeno come fenomeno diffuso tra la massa dei fedeli. Si riscontra ogni tanto nella vita di qualche santo, come San Francesco Saverio, il curato d'Ars gli altri Santi.
Che cos'è il dono delle Lingue ?
Che cosa vuol dire dunque parlare le lingue o lingue nuove o possedere il dono delle lingue? Il dono delle lingue o glossolalia è anzitutto una preghiera che si fa a Dio. Non è un discorso alla comunità è una forma di glorificazione, non di predicazione. A Pentecoste i carismatici del Cenacolo con le lingue glorificano il Signore, non parlano alla moltitudine. San Paolo dice: chi parla le lingue non parla agli uomini ma a Dio. Difatti nessuno lo capisce, perché mosso dallo spirito, proferisce parole misteriose, (1 Cor 14,2). È una preghiera privata tra noi e Dio, anche se fatta insieme ad altri "Colui che parla le lingue edifica se stesso" (1 Cor 14,4). Qualche volta però assume la forma di un messaggio alla comunità, ma in tal caso si richiede l'interpretazione, come vedremo più avanti. " se non c'è Chi interpreta, i glossolali tacciano nell'adunanza e parlino con se stessi e con Dio (1 Cor 14,28). È una preghiera fatta in una lingua sconosciuta che non si è mai studiata o ascoltata. E' dire delle frasi di cui non si conosce il significato. È recitare delle parole che non sono la manifestazione esterna di un pensiero, formulato prima dalla mente. È usare la lingua per esternare al signore dei sentimenti che non vengono da noi. Avere il dono delle lingue non significa che si conosca tutta quella lingua con le regole della grammatica in modo che si possano formare frasi a piacimento, o un gran numero di vocaboli con loro significato. Il glossolano può dire soltanto quelle poche parole che gli suggerisce lo spirito senza neanche capirne il senso. È una preghiera che si fa in condizioni normali. Quando il glossolalo prega nelle lingue non assumere forme estatiche o emotive, non cade in trance, ma rimane nel pieno possesso delle sue facoltà e cosciente di quello che sta facendo. È libero di iniziare e terminare quando vuole, di ripetere o interrompere a suo piacimento e uno che prega come un comune Fedele, solo che usa un linguaggio sconosciuto. La preghiera nelle lingue potremmo paragonarla alle preghiere in latino, per esempio al "Tantum Ergo" o alle litanie, Recitate per secoli dal nostro popolo, il quale sapeva in genere di glorificare Gesù in Sacramento o la Vergine Santa, ma senza conoscere il significato delle singole parole. Però con la differenza che le preghiere in latino furono apprese da un libro o ascoltandole da altri, mentre nel caso nostro, il grossolalo non le ha prese da un libro o da altri, ma gli sono venute spontaneamente sulle labbra. Né si può parlare di psicosi collettiva perché sono tutte diverse l'una dall'altra,e parecchi ricevono questo dono quando sono da soli nel chiuso d'una stanza, magari dopo giorni o settimane dal battesimo nello spirito. È una preghiera speciale che ci viene data direttamente dallo spirito ( 1 Cor 12,11). Anche se non se ne comprende il significato, si sente che è una preghiera ineffabile che supera ogni altra forma di preghiera personale. E' una nuova dimensione della preghiera. Solo a pronunciare quelle poche frasi ci si sente avvolti in un clima di mistero e invasi da un profondo senso di gioia e di pace. La presenza di Dio si sente intima, è evidente, quasi palpabile.
Sono vere e proprie lingue?
Quando preghiamo nelle lingue usiamo una lingua vera e propria che si è parlata o si parla nel mondo con regole grammaticali, sintattiche e fonetiche, o emettiamo soltanto dei suoni misteriosi senza significato? Si può dare l'uno e l'altro caso. C'è chi sostiene che per lo più sono delle vere e proprie lingue parlate. Da alcuni studi fatti da glottologi che le hanno incise su nastro in gruppi carismatici diversi, risulta che alcune sono lingue morte, per lo più orientali, come l'aramaico, l'ebraico antico, il siriaco ecc... Altre sono lingue e dialetti parlati oggi nel mondo. In genere noi occidentali riceviamo il dono di parlare lingue asiatiche con preferenza per i dialetti dell'estremo Oriente. Vi sono molte testimonianze di giapponesi, indonesiani ecc.... I quali partecipando ad alcuni incontri di preghiera in America e in Europa, hanno ascoltato la loro lingua nativa, parlata in modo perfetto. Mi si permetta di citare un esempio personale, alcuni mesi fa, in una città delle Isole Vergini, mentre stavo pregando sopra una signora, perché ricevesse il battesimo nello spirito, questa cominciò a glorificare Dio Padre in perfetto italiano. Lei non conosceva una sola parola di italiano e neanche sapeva che quella lingua era l'italiano. Quel che più meraviglia, ascoltando la preghiera nelle lingue, e l'esattezza, la scorrevolezza e la pronuncia perfetta di certi suoni specialmente culturali, umanamente impossibili, se non si è nati sul posto. La signora di cui sopra non solo parlava un perfetto italiano, ma anche con un perfetto accento meridionale.
A che serve il dono delle lingue?
Se è un dono dello Spirito Santo deve pur servire a qualcosa. È San Paolo che risponde alla nostra domanda: lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza. Quando noi non sappiamo come ci conviene pregare, lo spirito stesso intercede a nostro favore con suoni incomprensibili. E colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello spirito, perché egli intercede presso Dio a favore dei santi e secondo la volontà di Dio (RM 8,26-27). Dunque è la preghiera che lo Spirito ha pronta per supplire alla nostra debolezza, alla nostra incapacità, all'ignoranza degli effettivi bisogni di noi stessi e della comunità. È la preghiera più adatta per ogni circostanza perché sappiamo che è lo spirito che vi mette le intenzioni con le parole più adatte perché arrivino direttamente al cuore di Dio. È la via più facile per lasciare piena libertà allo Spirito di glorificare Gesù e il Padre, per mezzo nostro, come egli vuole. Alla prova dei fatti si dimostra una preghiera infallibile per ottenere favori speciali e anche per combattere le tentazioni. Non mortifica la nostra personalità, perché non restiamo del tutto passivi. Siamo noi che preghiamo con la nostra lingua e la nostra volontà.. anzi la nostra personalità viene valorizzata al massimo, perché le nostre parole arrivano al trono di Dio mediante la potenza dello Spirito. Ma vi è un altro motivo bellissimo che giustifica la preghiera nelle lingue. Lo troviamo ancora in San Paolo, l'apostolo scrivendo ai Filippesi, dice: "e ogni lingua deve proclamare che Cristo Gesù è il Signore, a Gloria del padre (Fil 2,11). Ogni lingua! Cioè tutte quelle lingue che si sono parlate nel mondo fin dalla creazione, e tutte quelle che si parlano attualmente, e quelle che si parleranno nel futuro tutte devono proclamare che Gesù è il Signore. Ma se questo non fu possibile in passato, perché Cristo non era ancora venuto, ne è possibile al presente perché molti popoli non sono cristiani, ecco che lo Spirito Santo prende queste lingue e le dona a coloro che sono pronti a gridare, a nome di quei popoli, che Gesù è il Signore, a Gloria del padre. Sono lingue tutte differenti, ma dalla fusione di esse scaturisce l'unità del coro possente di tutti i popoli che glorificano a Dio. Come tutte le creature irrazionali, dall'insetto alle stelle, hanno ciascuna un proprio modo di glorificare Dio, così le creature razionali, pur con linguaggi differenti, formano nell'insieme un unico armonioso concerto.
Q
Non si può stabilire una regola fissa. Alcuni lo ricevono nello stesso momento in cui ricevono il battesimo nello spirito. Mentre il gruppo sta pregando su di loro, sentono un incontenibile Gioia interiore che si manifesta subito all'esterno con delle frasi strane e inconsuete. Talvolta è una preghiera completa e perfetta che si recita velocemente e con sicurezza. Altre volte invece viene fuori una sola frase brevissima, o addirittura una sola parola. In seguito se la persona è fedele a recitare quei monosillabi, vengono le altre frasi, fino a formare una preghiera completa. Altri invece ricevono questo dono… dopo qualche giorno o qualche settimana, in circostanze le più diverse, come per esempio, durante le preghiere, le ordinarie occupazioni, a passeggio, o anche durante il sonno.
È un dono per tutti i singoli?
Non necessariamente. Noi cattolici A differenza dei pentecostali classici, Diciamo che si può aver ricevuto il battesimo nello spirito, anche se non è accompagnato dal dono delle lingue. Però in genere Lo Ricevono tutti battezzati nello Spirito, se non vi pongono ostacoli e collaborano con donatore.
Come ricevere il dono delle lingue ?
Abbiamo detto che si richiede una certa Cooperazione del soggetto con lo spirito. La preghiera nelle lingue è una misteriosa combinazione di elementi divini e umani di Divina e umana iniziativa. Si suol dire: senza lo spirito tu non puoi far niente, ma senza di te egli non vuole far niente.. lo spirito fornisce gli elementi essenziali, cioè la materia e la forma della preghiera; noi dobbiamo cooperare coi mezzi accessori, quali: la volontà, la lingua, la voce, il coraggio a parlare ecc...
La nostra collaborazione è indispensabile, ora per alcuni soggetti questa collaborazione riesce facile, per altri invece richiede uno sforzo coraggioso e paziente. Gli uni e gli altri però alla fine ottengono lo scopo. Ecco alcuni suggerimenti pratici collaudati dall'esperienza. Uno si comincia a glorificare il Signore ad alta voce, con parole spontanee e improvvisate, senza preoccuparsi della forma. È consigliabile ripetere molte volte e velocemente l'invocazione Abba, padre!. 2 dopo qualche minuto smettere di pregare nella propria lingua, e sforzarsi di cavar fuori dalla gola delle articolazioni senza significato. È a questo punto che lo spirito potrebbe intervenire dando il suo proprio linguaggio. Cominciano a venir fuori delle strane sillabe, mai sentite sotto l'impulso di una forza interiore la quale muove la lingua con una velocità inconsueta. Ma non sempre è così. Giorni fa una bambina di 8 anni, mentre pregavano su di lei, cominciò a pregare correttamente nelle lingue però sillabando le parole come si fa alla prima elementare. Sin da questo momento bisogna dimenticare di pregare nella lingua del luogo, e ripetere ad alta voce questi suoni strani e incomprensibili. Alcuni ricevono subito il dono di una preghiera già completa e perfetta. Costoro non devono fare altro che continuare a pregare in questo modo, sempre che lo vogliono. Altri invece ricevono una due o tre parole in tutto non c'è da preoccuparsi, conviene ripetere quei monosillabi in continuazione, le altre parole verranno fuori subito. Chi ha dato quelle poche poche cose può darne altre mille, non c’è neanche da meravigliarsi se da principio si fa fatica a pronunciare quelle strane articolazioni. Il Signore gioisce nel sentirsi glorificare in quel modo, come la mamma che esulta a sentir ripetere dal bambino la prima parola balbettata il dono da parte dello spirito è perfetto, ma è da parte del ricevente che non si sa accettare con libertà. La partitura è perfetta, ma è lo strumento che ancora non sa eseguirla. Però perseverando il dono perfetto sarà anche ricevuto perfettamente. Chi nonostante tutti gli sforzi non riesce a ricavarci nulla, non deve perdersi di coraggio. Il dono è lì, basta saperlo tirar fuori, con pazienza e perseveranza, ma soprattutto senza preoccupazione. Alcuni non lo ricevono mai perché si affannano a chiedere allo spirito il dono della lingua, invece di preoccuparsi di glorificare il donatore e durante la preghiera di lode passare al pratico, come abbiamo spiegato.
Quando pregare nelle lingue?
Essendo una preghiera privata, si può fare ogni volta che si vuole: quando si è soli in camera, o in mezzo alla folla, camminando, lavorando ecc... in particolare si consiglia, negli incontri di preghiera, quando si prega per il battesimo nello spirito, per la guarigione di un ammalato, quando si può liberare una persona dal demonio, Quando si chiede un favore particolare, come un miracolo ecc. Inoltre è molto utile quando siamo distratti e non si riesce a pregare diversamente, quando ci si sente affaticati E depressi, e quando si devono prendere delle serie decisioni. Infine pregare nelle lingue ogni volta che vogliamo glorificare il Signore e non troviamo le parole adatte. Non sostituisce le altre preghiere, ma prepara ad esse. Alcuni sacerdoti le trovano molto efficaci come preparazione alla messa, come ringraziamento, e come Introduzione alla recita del Breviario. San Paolo ci esorta a pregare sempre nello spirito: "pregate in ogni tempo, con ogni forza di esortazione e di supplica, per mezzo dello spirito" (Ef.6,18). Quale preghiera più efficace si può fare "in ogni tempo per mezzo dello spirito". Di quella che ci dà lo stesso spirito?
Si può perdere il dono delle lingue?
Il dono delle lingue a differenza degli altri, viene dato in modo permanente e per sempre. Però, se non lo si esercita, piano piano si può perdere, Come qualsiasi lingua appresa a scuola. E come un talento che se non si traffica può marcire sotto terra.
Cantare nelle lingue
Qualcuno insieme col dono delle parole, riceve anche il dono del canto. Generalmente è una melodia semplice, primitiva, di sapore orientale, è il dono completo, ma anche qui si richiede una certa cooperazione.
Carismi della parola
Il dono dell'interpretazione
"Chi parla le lingue preghi per il dono dell'interpretazione" (1 Cor 14,13)
"Se non c'è chi interpreti, i glossolali tacciano nell'adulanza" (1 Cor 14,28)
L'interpretazione delle lingue è il secondo dono dello spirito. Questo si manifesta in concomitanza con i messaggi in lingue che lo spirito comunica all'assemblea. Ad un certo momento qualcuno dei presenti comincia a dire delle frasi incomprensibili, qualche volta espresse anche in canto. È un messaggio per la comunità da parte di Gesù che è lì in mezzo al suo popolo qualche volta invece è un messaggio diretto a qualcuno dell'assemblea. La persona che riceve questo incarico si sente Venire sulla lingua le parole una alla volta, cioè dopo che ha pronunciata la prima ad alta voce, le viene la seconda, e così via. La mente è estranea, il pensiero è assente del tutto.. Pertanto si richiede una certa dose di coraggio, e anche molta fede, per mettersi a parlare con una sola parola di cui si dispone. Terminato il messaggio nelle lingue, l'assemblea di restare nel più assoluto silenzio, sino a quando lo spirito non dà il dono dell'interpretazione. Fu proprio su questi messaggi in lingue e relativa interpretazione che a Corinto si erano verificati degli inconvenienti, per cui San Paolo dovette intervenire: "se c'è chi ha il dono delle lingue, parlino 2 o al massimo tre, uno per volta, e ci sia uno che interpreti. Ma se non c'è chi interpreta, tacciano nell' adunanza e parlino con sé stessi e con Dio (1 Cor 14,27,28).
l'interpretazione non è la traduzione letterale del messaggio. È un altro dono che dà il senso, non la traduzione delle singole parole Talvolta capita che il messaggio nelle lingue è brevissimo mentre l'interpretazione viene fatta con parole più lunghe. Questo perché il primo viene fatto con parole concise e frasi proprie di una lingua che non conosciamo, nel mentre l'interpretazione richiede una lunga delucidazione. Il dono dell'interpretazione può essere dato alla stessa persona che ha riferito il messaggio in lingue, come ad un'altra o più di una. Chi riceve questo dono deve parlare in prima persona cioè in nome di Gesù, come si suppone fu dato il messaggio in lingue. Cioè non dire: il Signore dice che ecc. E dire il messaggio come qualcosa sentita prima e che ora bisogna raccontare; ma dire, queste cose dice il Signore, e subito cominciare in prima persona come se fosse Gesù stesso che parla in quel momento. Egli non vuole che si faccia il racconto del suo messaggio ma che si dica il messaggio in nome suo e in prima persona. Qualche volta gli interpreti sono più di uno, ed è misterioso il fatto che uno si ferma all'improvviso, senza neanche aver terminato il periodo dell'altro attacca dove è rimasto il primo. Ancora un'ultima nota misteriosa. Succede qualche volta che negli incontri di preghiera, dove vi sono cattolici e protestanti insieme, questi ultimi ricevano l'interpretazione di messaggi contrari alla loro teologia, come per esempio inni di lode alla verginità di Maria o al suo immacolato concepimento Dunque lingue e interpretazione: due doni che si completano a vicenda. " Chi parla le lingue preghi per avere il dono di saperle interpretare" (1 Cor 14,13).
Grazie,al libro di Serafino Falvo - Il risveglio dei carismi
La Bibbia
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