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mercoledì 19 febbraio 2014

Tribunale dei minori e la burocrazia:Un cancro tutto italiano


 Tribunale dei Minori di Roma: un girone infernale

                                        Cancellerie che lavorano due ore al giorno, personale fannullone e maleducato


I tempi della giustizia italiana sono noti a tutti. Ma che cosa concretamente voglia dire avere a che fare con le lungaggini processuali e la burocrazia legale non sempre è immediato.  Oggi facciamo un esempio concreto: il Tribunale per i minori di Roma. 
Il primo impatto, all’arrivo, può essere fuorviante rispetto al calvario che aspetterà l’ignaro visitatore. Il palazzetto storico che ospita la sede è molto elegante, centralissimo (su Lungotevere dei Bresciani, davanti a Trastevere e a due passi da san Pietro). All’ingresso si chiedono le indicazioni su dove andare e dei gentilissimi Carabinieri indicano l’ufficio competente.
Le possibilità sono sostanzialmente due: la cancelleria penale o la cancelleria civile. Avvisi  a caratteri cubitali troneggiano su ogni porta e muro “LE CANCELLERIE SONO APRTE DAL LUNEDì AL VENERDì DALLE 9.30 alle 11.30”. Il che suona già di per sè come una sentenza di condanna:  si hanno solo due ore al giorno per presentare istanze, ricorsi, per avere informazioni, per ritirare i provvedimenti.  Nel caso in cui l’ufficio competente per il proprio ricorso sia la cancelleria penale  la visita al Tribunale è sostanzialmente accettabile. Gli sportelli sono aperti, gli addetti cortesi, la fila quasi inesistente. Ma la musica cambia e parecchio, se ci si imbatte nella sezione civile. All’apertura dell’unico sportello attivo c’è già una fila sterminata. Sembra di essere dal panettiere: “Ma c’è il numeretto?” “No no, deve chiedere chi è l’ultimo e aspettare. Faccia attenzione, qualche volta qualcuno rinuncia!”. Nell’attesa si stringono alleanze con i compagni di sventura  e ci si scambiano storie: “Io è la quarta volta che vengo qui. Mi mandano via senza una risposta, senza un motivo e io che posso farci? Che mi invento?”. È così per tutti, per la gente comune che non sa come districarsi in questo mare di burocrazia, così come per gli avvocati più esperti, tutti sconfitti dall’inerzia di un sistema giudiziario al collasso. Ad un certo punto c’è chi perde la pazienza e alza la voce: “Mi state rimbalzando da un ufficio all’altro, sono mesi che mi dite che il fascicolo non può essere chiuso perché mancano dei documenti, che però siete voi a non volermi fornire! Questa è una cosa seria, hanno levato il figlio ad una famiglia, ogni giorno che passa è un dramma ed è anche colpa vostra!” Intanto i minuti passano e si sentono delle voci provenire dagli uffici retrostanti lo sportello aperto al pubblico: “Dai, fermatevi un attimo, andiamo a prenderci un caffè”. Le tre signore, impiegate del Tribunale, si avviano per la loro pausa, dalla quale torneranno dopo quasi mezz’ora. Alle 10.30, dopo 60 minuti dall’apertura della cancelleria si assiste ad un cambio degli impiegati allo sportello. Si capisce, il turno deve essere stato massacrante.
Dopo un’ora e un quarto d’attesa, quando manca pochissimo alla chiusura della cancelleria, finalmente, arriva il proprio turno. “Salve, ho depositato un ricorso per un permesso di soggiorno per cure mediche, a giugno. È già la seconda volta che vengo!” “E dovrà tornare per la terza volta, fra venti giorni. Il provvedimento c’è, ma il giudice lo deve firmare” “Venti giorni per una firma? Ma io devo dare una risposta ai medici, è un paziente oncologico, c’è urgenza!” “Signò’ che me guarda co’ quei du’ occhi sgranati? Ringrazi il cielo che la sua domanda è stata esaminata in un tempo record di 3 mesi, noi abbiamo dei carichi pendenti dal 2009! Ma che non lo sa come funzionano le cose qui?”. La risposta è sconcertante. La maleducazione intollerabile. L’assoluta rassegnazione di chi aspetta sconfortante.  L’unica possibilità è andarsene via, sconfitti. Sottostare ai tempi e ai modi di un sistema giudiziario vergognoso. 
I tempi della giustizia italiana sono noti a tutti. Ma che cosa concretamente voglia dire avere a che fare con le lungaggini processuali e la burocrazia legale non sempre è immediato.  Oggi facciamo un esempio concreto: il Tribunale per i minori di Roma. Il primo impatto, all’arrivo, può essere fuorviante rispetto al calvario che aspetterà l’ignaro visitatore. Il palazzetto storico che ospita la sede è molto elegante, centralissimo (su Lungotevere dei Bresciani, davanti a Trastevere e a due passi da san Pietro). All’ingresso si chiedono le indicazioni su dove andare e dei gentilissimi Carabinieri indicano l’ufficio competente.Le possibilità sono sostanzialmente due: la cancelleria penale o la cancelleria civile. Avvisi  a caratteri cubitali troneggiano su ogni porta e muro “LE CANCELLERIE SONO APRTE DAL LUNEDì AL VENERDì DALLE 9.30 alle 11.30”. Il che suona già di per sè come una sentenza di condanna:  si hanno solo due ore al giorno per presentare istanze, ricorsi, per avere informazioni, per ritirare i provvedimenti.  Nel caso in cui l’ufficio competente per il proprio ricorso sia la cancelleria penale  la visita al Tribunale è sostanzialmente accettabile. Gli sportelli sono aperti, gli addetti cortesi, la fila quasi inesistente. Ma la musica cambia e parecchio, se ci si imbatte nella sezione civile. All’apertura dell’unico sportello attivo c’è già una fila sterminata. Sembra di essere dal panettiere: “Ma c’è il numeretto?” “No no, deve chiedere chi è l’ultimo e aspettare. Faccia attenzione, qualche volta qualcuno rinuncia!”. Nell’attesa si stringono alleanze con i compagni di sventura  e ci si scambiano storie: “Io è la quarta volta che vengo qui. Mi mandano via senza una risposta, senza un motivo e io che posso farci? Che mi invento?”. È così per tutti, per la gente comune che non sa come districarsi in questo mare di burocrazia, così come per gli avvocati più esperti, tutti sconfitti dall’inerzia di un sistema giudiziario al collasso. Ad un certo punto c’è chi perde la pazienza e alza la voce: “Mi state rimbalzando da un ufficio all’altro, sono mesi che mi dite che il fascicolo non può essere chiuso perché mancano dei documenti, che però siete voi a non volermi fornire! Questa è una cosa seria, hanno levato il figlio ad una famiglia, ogni giorno che passa è un dramma ed è anche colpa vostra!” Intanto i minuti passano e si sentono delle voci provenire dagli uffici retrostanti lo sportello aperto al pubblico: “Dai, fermatevi un attimo, andiamo a prenderci un caffè”. Le tre signore, impiegate del Tribunale, si avviano per la loro pausa, dalla quale torneranno dopo quasi mezz’ora. Alle 10.30, dopo 60 minuti dall’apertura della cancelleria si assiste ad un cambio degli impiegati allo sportello. Si capisce, il turno deve essere stato massacrante.Dopo un’ora e un quarto d’attesa, quando manca pochissimo alla chiusura della cancelleria, finalmente, arriva il proprio turno. “Salve, ho depositato un ricorso per un permesso di soggiorno per cure mediche, a giugno. È già la seconda volta che vengo!” “E dovrà tornare per la terza volta, fra venti giorni. Il provvedimento c’è, ma il giudice lo deve firmare” “Venti giorni per una firma? Ma io devo dare una risposta ai medici, è un paziente oncologico, c’è urgenza!” “Signò’ che me guarda co’ quei du’ occhi sgranati? Ringrazi il cielo che la sua domanda è stata esaminata in un tempo record di 3 mesi, noi abbiamo dei carichi pendenti dal 2009! Ma che non lo sa come funzionano le cose qui?”. La risposta è sconcertante. La maleducazione intollerabile. L’assoluta rassegnazione di chi aspetta sconfortante.  L’unica possibilità è andarsene via, sconfitti. Sottostare ai tempi e ai modi di un sistema giudiziario vergognoso. 
Grazie per questo articolo che condividiamo in tutto e per tutto a:

Micol Paglia ed
 Il giornale d'italia

La Burocrazia italiana uno dei mostri piu cattivi e brutali per il nostro paese !!!

In Italia abbiamo un decifit di democrazia e un eccesso di burocrazia. Non a caso. Più prolifera la burocrazia, più diminuisce la democrazia. Nelle dittature, infatti, la burocrazia è usata per giustificare ogni nefandezza dello Stato. All'aumentare della burocrazia, come chiunque sa dopo aver affrontato quest'Idra dalle mille teste, diminuiscono i diritti dei cittadini. La burocrazia si nutre di sé stessa, è bulimica, si autoriproduce, ama la complessità dietro alla quale si rifugia e si giustifica. E' al servizio del Sistema, ma talvolta gli sfugge e diventa più forte di qualunque potere.
"Burocrazia: Organizzazione statale nella quale lo svolgimento dell'attività amministrativa, è affidato a enti che agiscono nel rispetto dei regolamenti (dizionario lingua italiana Hoepli)". Un ministro non può spostare neppure una pianta di ficus nel suo ufficio senza l'assenso della burocrazia, del regolamento. Si può mettere in discussione un partito e perfino un'Istituzione dello Stato, ma non la burocrazia. Con la sua immensa pletora di codici, codicilli, procedure, paragrafi, commi, eccezioni, metodi e via impazzendo, è invulnerabile. La burocrazia è, nei fatti, immune all'errore, se colta in flagrante nega, rimanda, si appella, gioca sul tempo e sulle sue immense risorse. Il comune cittadino deve dedicare metà della sua vita per avere una possibilità di vincere un ricorso. Meglio quindi espatriare o venire a patti.

Grazie a:
Beppe grillo  http://www.beppegrillo.it/2013/01/burocrazia_vs_democrazia.html

Insomma e poi ci lamentiamo della lentezza e dello squallore della burocrazia italiana?!?
Perche' non importa a nessuno di loro che un papa' o una mamma  non vede il proprio figlio da mesi e mesi.Soprattutto se la mamma straniera 'ma anche italiana'non avendo ne soldi ne posti dove andare,  decide di allontanarsi andando in un centro antiviolenza con una qualsiasi scusa o bugia per trovare tutta l'assistenza ....
Sapete che un centro antiviolenza prende fondi dallo stato e che per una coppia ''mamma e figlia'' il centro riceve quasi 200 euro al giorno? Quindi cosa vogliamo far capire?
Vogliamo dire che il centro non si informera' mai sulla reale violenza di coppia non gli interessa abbreviare i tempi,anzi...Gli interessano proprio i tempi lunghi della burocrazia !!!E per un padre e' la cosa peggiore che potrebbe capitare...E non si capisce perche' per mettere una sola firma un magistrato impiega mesi a volte anni,sara'  che ha qualcosa a che vedere con i finanziamenti statali che riceve il centro? Sarebbe tutta una combutta....
Sapete quanto e' interminabile una sola settimana senza vedere il proprio figlio e senza sapere come e dove sta?!?

Da un convegno organizzato a Bruxelles emerge che la performance della pubblica amministrazione italiana è "molto scarsa": siamo al 23° posto tra i 28 Paesi dell'Unione europea. I ritardi, secondo gli industriali, costano il 2% del Pil. Male anche sul fronte giudiziario: ci vogliono 1210 giorni per arrivare al terzo grado nelle cause civili.

 Anche nel caos di Lampedusa un pilastro si conferma incrollabile: la leggendaria burocrazia italiana, che anche nelle tragedie non soccombe mai. Un cancro che costa al paese 30 miliardi di euro all’anno e che tutti i governi hanno promesso invano di combattere. 

 Un Paese bloccato dalla burocrazia. La vera zavorra dell'Italia restano sempre commi, lettere e rimandi al altre leggi che rendono le nuove norme sempre più complicate. Che tradotto significa un peso per il nostro Paese quantificabile in 31 miliardi di euro che per Confartigianato pesa sulle imprese a causa della lentezza della giustizia. Ovvero poco più di 7 mila euro di media per ogni azienda -  

TEMPI BIBLICI DELLA GIUSTIZIA. Il Corriere della Sera ha sottolineato per esempio i tempi della giustizia.
La durata media di un processo civile in Italia per inadempienza contrattuale è di 1.210 giorni, ovvero oltre il triplo rispetto a Germania, Francia e Regno Unito.
Una procedura fallimentare da noi dura in media 2.567 giorni, ma c'è pure a chi va peggio. Come il caso di una piccola azienda della Puglia che s'è ritrovata a fare i conti con la giustizia per 48 anni.
Forse anche per questo gli investimenti stranieri si riducono sempre di più.

 BASSA QUALITÀ DEI SERVIZI. Nonostante il numero di dipendenti pubblici in Italia sia in linea con la media europea (sono circa 3 milioni), la qualità dei servizi offerti non è pari a quella degli altri.
Colpa delle mancate riforme in chiave meritocratica.

 liberare l'Italia dal ricatto della burocrazia !!!

Ebbene si la burocrazia e' un ricatto bello e buono.(Hai sbagliato in qualcosa e non ti spetta la galera? C'e la burocrazia!!!) Ma anche semplicemente per chiedere un permesso per costruire o qualcosa del genere?C'e sempre lei...La burocrazia !!!

  Per non parlare poi dei detenuti.....O di bimbi nati e cresciuti in carcere perche' la mamma scontava una pena.Questi bambini sono sempre vittime della burocrazia italiana che non si adegua !!!

 

 

 

 

 

 

Guerra civile in Venezuela, ma nessuno sembra accorgersene

Bassil Alejandro Dacosta (24 anni), Neyder Arellano (23 anni), Robert José Redman Orozco (28 anni) e Juan Montoya (40 anni). Sono le quattro vittime delle violenze esplose in tutto il Venezuela il 12 febbraio scorso. Centinaia di migliaia di persone si sono unite agli studenti che nel giorno della Gioventù sono scesi in piazza per chiedere la fine della povertà, la fine degli stenti, la fine della violenza e della "criminalità di Stato". Insomma, la fine del governo del presidente Nicolas Maduro, ex autista e delfino di Hugo Chavez. Ma Maduro, ribattezzato Maburro (asino) dai manifestanti, ha ordinato la repressione feroce dei manifestanti.
In Venezuela c'è la censura, ma tramite i social network le informazioni da Caracas (e non solo) arrivano in tutto il mondo.

Dal 12 febbraio scorso in Venezuela va in scena la guerra civile, ma nessuno nel resto del mondo sembra accorgersene. Nella giornata della Gioventù, migliaia di studenti sono scesi in piazza per chiedere la fine del governo di Nicolas Maduro, l'ex autista del defunto presidente Chavez che oggi parla con un uccellino che sostiene trasmettere il verbo dell'ex leader venezuelano. Erano armati di striscioni e altoparlanti per gridare i loro slogan e la loro rabbia. Ma la polizia aveva fucili, pistole e manganelli e li ha usati tutti.
Il risultato sono quattro ragazzi morti, centinaia di feriti e quasi cento arresti in tutto il Paese. Ma non è finita qui. Perché su Twitter e Facebook (#Sosvenezuela e Indignados de Venezuela )rimbalzano foto e racconti raccapriccianti di studenti e oppositori brutalmente picchiati e torturati. Lo stesso presidente Nicolas Maduro ha annunciato che farà "pulizia" di oppositori, tutti accusati (come nella migliore delle tradizioni chaviste) di essere al soldo degli Stati Uniti d'America.
In tanti oggi si chiedono stupiti come mai il Venezuela si trovi sul fondo della lista dei Paesi più poveri dell'America Latina, quando è ricco di risorse naturali e di ogni ben di dio. Come scrive Rossana Miranda (venezuelana) su Formiche.net, "la produzione di petrolio nel 2013 è arrivata a 2.759 milioni di barili al giorno, venduti a quasi 100 euro l'uno, ma l'economia venezuelana si sta sgretolando".
Il Paese di Simon Bolivar importa quasi l'80% dei prodotti per il mercato interno dall'estero e ha un'inflazione tra le più alte del mondo, oltre il 56%, tanto da battersela con l'Argentina di Cristina Fernandez de Kirchner, storia alleata e amica del cuore del defunto Hugo Chavez. E non è un caso nemmeno questo, perché in economia (come in tutto il resto) il caso non esiste.
Oggi in Venezuela migliaia di persone stanno manifestando contro il loro presidente che reprime l'opposizione nel sangue, ma il mondo sembra disinteressarsene. Perché? "Questo silenzio sulla situazione in Venezuela è dovuto alla censura governativa", racconta a Panorama.it Cono Carrano, un ragazzo venezuelano che vive e lavora in Italia. "Sono state oscurate tutte le televisioni private. Se la gente si sintonizza sui canali di Stato trasmettono telenovelas e discorsi del presidente, ma non c'è alcun accenno ai morti di Caracas e alla feroce repressione di Maduro".
Maburro, così viene chiamato il presidente venezuelano, delfino e autista di Chavez. Ma non è un nomignolo dolce. Burro in spagnolo significa asino. E questa è l'accusa che viene fatta a Maduro, l'uomo che non capisce nulla di economia e politica, e che segue pedissequamente le indicazioni che arrivano da Cuba.
Il nuovo presidente è totalmente nelle mani di Raul Castro. "Il Venezuela ormai è governato da un regime castro-comunista", dichiara Cono Carrano, e aggiunge che gli aerei militari cubani sono già volati a Caracas per sostenere il presidente. Un dovere per l'Avana aiutare il capo di Stato venezuelano, visti i fiumi di petroldollari che negli ultimi anni Hugo Chavez ha sganciato a Cuba per mantenerla in vita.
Ma, adesso, è il Venezuela che rischia di esalare l'ultimo respiro. Il paese è strangolato dalla povertà e dalla criminalità. Solo nel 2013 ci sono stati 24 mila omicidi, e quasi tutti sono rimasti impuniti. I venezuelani si sentono sempre più poveri e sempre più insicuri. Per strada possono ucciderti per un tozzo di pane o una bottiglia di latte.
E tramite i social network, che riescono a eludere la censura, circolano storie dell'orrore. Torture, percosse brutali ai danni di dissidenti del regime, tanto che sembra di leggere le cronache insanguinate del Cile di Pinochet. Ma Nicolas Maduro va avanti e afferma che gli oppositori saranno catturati uno per uno e che verrà fatta giustizia. Altro che Socialismo o muerte. In Venezuela oggi va in scena il Socialismo y muerte. E il mondo tace e sta a guardare.
Un twit di una studentessa di caracas denuncia le torture che sembrano bruciature di sigarette ai danni dei manifestanti da parte della polizia.
 


CONTRO I LEADER
Anche questa volta, come accaduto in passato, Maduro ha puntato il dito contro gli Stati Uniti. Secondo il presidente, il governo americano ha infiltrato alcuni agenti per seminare instabilità nel Paese e realizzare il suo progetto “imperialista”. Per questo ha deciso di espellere tre funzionari dell’ambasciata americana in Venezuela. “Ho dato l’ordine al ministro degli Affari esteri, Elias Jaua… che se ne vadano a cospirare a Washington”, ha detto Maduro.
Contro i leader dell’opposizione venezuelana, invece, il capo di Stato ha annunciato in un discorso televisivo un ordine di arresto nei confronti di Iván Carratú e Fernando Gerbasi. I due sarebbero stati intercettati mentre sostenevano che la manifestazione del 12 febbraio sarebbe stata come quella dell’11 aprile, giorno in cui a seguito di una protesta in cui sono morte 17 persone, le forze armate hanno deposto il presidente Hugo Chávez. Inoltre, un giudice ha autorizzato l’arresto di un altro importante leader dell’opposizione: Leopoldo López. Nonostante la minaccia, López ha detto che domani sarà in prima fila in una manifestazione davanti al ministero dell’Interno e della Giustizia per chiedere la fine delle violenze contro gli studenti.
 Con la morte di Chavez e la malattia di Fidel Castro adesso gli USA tornano all'attacco dunque? non per niente i due leader si sono ammalati che lo stesso presidente del venezuela definiva 'strana epidemia'.Qui vi riporto alcune righe di un altro post fatto da noi qualche mese dedicato a Chavez,a questo link http://globalr-evolution.blogspot.it/2013/10/cia-esperimenti-di-cancro-con-i.html
In una serie di suoi discorsi pubblici Hugo Chavez ha definito come "epidemia" i casi di cancro che stanno colpendo molti presidenti latino-americano, definendo tutto ciò un fenomeno strano ed allarmante. Il cancro ha colpito Chavez in primis, il presidente paraguayano Fernando Lugo, Dilma Rouseff e Lula da Silva (Brasile), Crisitina Fernandez (Argentina),ed anche la malattia di Fidel Castro e' molto strana. Tutti loro sono conosciuti come politici di centro-sinistra che lottano per accellerare il processo di integrazione dell'America Latina e per liberarsi del dominio degli Stati Uniti nell'emisfero occidentale. Chavez ha parlato di imperi che sono pronti a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi.
Se prima a manifestare era la borghesia, da sempre in opposizione al regime chavista, ora la protesta si è estesa anche nella classe popolare che rimpiange il presidente scomparso Hugo Chávez.

E questa rivolta in Venezuela secondo voi non ha niente a che vedere con quella Ucraina ? 
E perche' i telegiornali non ne parlano proprio..?!?

Comunque vi lascio con questo video che dimostra solo una parte  della violenza dell'esercito di Maduro nel reprimere i manifestanti,che sa di nuovo ordine mondiale con fucili, pistole e torture !!!