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sabato 1 dicembre 2012

Censura nel web

Si chiama "Transparency Report" lo strumento con cui Google misura la censura online. Consultabile a questo indirizzo, il servizio si prefigge di evidenziare in quali Paesi del mondo le attività di censura sono più pesanti e frequenti. I vertici di Google, infatti, hanno sempre dichiarato di attivarsi tempestivamente per eliminare dal motore di ricerca e degli altri servizi dell'azienda i riferimenti a contenuti pubblicati in Rete in modo illegale, senza l'autorizzazione degli aventi diritto. Più intransigente è invece la posizione di Google nei confronti di quei governi che, ad esempio, avanzano richieste di rimozione di contenuti semplicemente perché questi ultimi ne criticano l'attività o la esaminano in chiave satirica.
 Dorothy Chou, Senior Policy Analyst di Google si è ad esempio dichiarato estremamente colpito di come alcuni governi abbiano, nel corso del tempo, richiesto addirittura l'eliminazione di interi discorsi politici. E cita ad esempio il caso spagnolo: 270 richieste di eliminazione di articoli e collegamenti a blog che ospitano commenti su figure pubbliche o magistrati. "È una situazione davvero allarmante perché non è a rischio solamente la libertà d'espressione ma perché alcune delle richieste arrivano da Paesi occidentali democratici che tipicamente non è cosa comune associare ad attività censorie", ha affermato Chou.
In questa pagina, Google ha fatto un sunto delle principali richieste di rimozione di contenuti provenienti dai vari governi nazionali: alcune sono davvero emblematiche e vale la pena approfondirle. Google, per ciascuna di esse, ha spiegato l'atteggiamento tenuto aggiungendo in quali casi la società ha ritenuto opportuno non soddisfare la domanda.
Nell'ultimo aggiornamento del report sulla censura (l'elaborazione delle richieste provenienti dai governi richiede un processo manuale), Google offre - nazione per nazione - dei dati aggregati (ved. questa pagina). L'Italia, nel primo semestre del 2011, ha tasmesso a Google 37 richieste di eliminazione dei contenuti dai vari servizi del colosso statunitense per un totale di 81 oggetti interessati; nel secondo semestre 2011, invece le richieste sono state complessivamente 28 per un totale di 96 contenuti.

 Ma è possibile verificare chi ha inviato delle contestazioni a Google e rispetto a quali contenuti?

L'elenco delle contestazioni in materia di copyright, spiega ancora Choud, viene invece aggiornato in tempo reale (qui sono disponibili i dati più recenti). Anche in questo caso, le richieste di rimozione dei contenuti stanno crescendo rapidamente (vi suggeriamo la lettura dell'articolo "Google: nell'ultimo mese rimossi 1,2 milioni di link illegali").
Quando Google accetta una contestazione e rimuove un contenuto dai suoi servizi, appone un messaggio simile al seguente: "In risposta a una lamentela ricevuta ai sensi della legge americana Digital Millennium Copyright Act (Legge sul copyright digitale), abbiamo eliminato N risultato(i) da questa pagina". In ogni caso viene offerto un link al sito Chilling Effects a cui Google usa inoltrare, per conoscenza, ogni singola contestazione: " ogni notifica legale che riceviamo viene inviata a una terza parte che potrebbe pubblicarla e/o chiosarla. In particolare, la comunicazione (priva dei dati personali) viene altresì inoltrata al sito Chilling Effects per essere pubblicata. (...) Al posto dei contenuti rimossi, nei risultati di ricerca di Google viene visualizzato un link alla comunicazione pubblicata", chiarisce il colosso di Mountain View.
Facendo una semplice ricerca sul database di Chilling Effects è immediato stabilire quali e quante richieste vengono inviate a Google così come ad altre società che ospitano contenuti pubblicati da parte di terzi.
 Strasburgo chiede a Bruxelles nuove norme per responsabilizzare le aziende specializzate in prodotti che possono essere utilizzati per bloccare l'accesso ai siti
 L'Ue dovrebbe dotarsi di strumenti per monitorare la censura su Internet da parte dei regimi autocratici, secondo quanto affermano i deputati in una risoluzione, approvatanel 2010.




  Il Parlamento chiede nuove norme per responsabilizzare le aziende europee che commerciano prodotti che possono essere utilizzati per bloccare l'accesso ai siti web e controllare le comunicazioni via cellulare. L'Italia è citata nella relazione fra i paesi che devono migliorare la cooperazione con il corte penale internazionale "C'è una gara fra chi vuole sfruttare i nuovi media per finalità di libertà e chi per la repressione.
 La risoluzione chiede alla Commissione di proporre, entro il 2013, regole europee per migliorare il controllo delle esportazioni dall'Ue di quegli strumenti o servizi che possono essere utilizzati per censurare la navigazione, bloccare l'accesso ai siti e monitorare le comunicazioni su cellulare.
La Primavera araba ha mostrato il potenziale di Internet e dei social media per esercitare il diritto alla libertà d'opinione e espressione, dicono i deputati, che chiedono anche maggior impegno nel promuovere la libertà dei media e proteggere i giornalisti e i blogger indipendenti.

Per non parlare del famigerato youtube che nel ultimo anno ha censurato migliaia e migliaia di video,addirittura ha messo su squadre di ragazzi per cercare video da censurare. 

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