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martedì 27 agosto 2013

I metalli delle scie chimiche nelle acque piovane di mezza Europa


Un gruppo di attivisti tedeschi ha condotto un'indagine scientifica, eseguendo una serie di analisi di acque piovane su oltre 70 campioni prelevati dal luglio 2011 al novembre 2012, in una sessantina di luoghi diversi compresi tra Austra, Francia e Germania. L’esito delle analisi è stato pubblicato dal sito tedesco Sauberer-Himmel: è eloquente l’istogramma che correda l’articolo da cui si evince che alluminio, bario, stronzio e manganese, quattro tra gli ingredienti tipici delle scie chimiche, sono sul podio della velenosa classifica. Naturalmente la geoingegneria clandestina non è l’unica causa della contaminazione, come abbiamo sottolineato altre volte. Ad esempio, la presenza di polveri di zinco è legata all’uso di questo metallo nell’industria della gomma quale componente della vulcanizzazzione e carica di rinforzo. Tuttavia come si spiegano i valori astronomici di stronzio e manganese in tutti campioni d’acqua piovana, se non chiamando in causa le attività chimico-biologiche? Così non ci dovremo stupire di fronte ai risultati degli esami condotti dall’Università di Freiberg: sono analisi di laboratorio da cui emergono quantità di stronzio del tutto aberranti. E’ da molti decenni che lo stronzio, assieme al bario, con cui condivide molte caratteristiche fisico-chimiche, viene impiegato per creare nubi artificiali: i due elementi reagiscono a contatto dell’aria, dell’umidità atmosferica e della radiazione solare (raggi ultravioletti etc.).

Il brevetto “Artificial strontium and barium clouds in the upper atmosphere” attesta che, già negli anni ’60 del XX secolo, lo stronzio ed il bario erano impiegati nel Sahara ed in Sardegna, regioni scelte come siti per diabolici esperimenti volti a modificare il tempo ed il clima, con la generazione di strati (“fields” nel brevetto) nuvolosi metallici ionizzati sia a quote basse sia medio-alte. [1] Al cospetto di queste indagini, suscitano ilarità le affermazioni di Giulietto Chiesa eStefano Montanari, i quali dichiarano che non esistono prove scientifiche ad avvalorare l'esistenza del fenomeno "chemtrails". [1] La citazione del Sahara all’interno del brevetto suffraga l’ipotesi formulata nell’articolo “Agli albori dell’operazione ‘scie chimiche'”, 2009: manipolazioni climatiche nel continente africano.” Si rinvia a questo testo per ogni delucidazione.

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